sábado, 14 de agosto de 2021

I cosmonauti di Umberto Eco


 

 

C’era una volta la terra. E c’era una volta Marte. 

Stavano molto distanti l’uno dall’altra, in mezzo al cielo e intorno c’erano milioni di pianeti e di galassie. Gli uomini che stavano sulla terra volevano raggiungere Marte e gli altri pianeti: ma erano così lontani!Comunquesi misero d’impegno. Primalanciaronodei satelliti che giravano intorno alla Terra per due giorni e poitornavano giù.Poi lanciavano dei razzi che facevano alcuni giri intorno alla Terra, ma invece ditornare giù, alla fine sfuggivano all’attrazione terrestre e partivano per lo spazio infinito.Dapprimanei razzi misero dei cani: ma i cani non sapevano parlare, e attraverso la radio trasmettevano solo «bau bau».Il cosmonauta sichiamava così perchépartiva ad esplorare il cosmo: e cioè lo spazio infinito coi pianeti, le galassie e tutto quello che ci sta intorno.Un bel mattino partirono dalla terra tre razzi.Sul primo c’era un americano che fischiettavatutto allegro un motivettojazz. Sul secondo c’era un russo che cantava con voce profonda «Volga, Volga». Sul terzo c’era un cinese che cantava una bellissima canzone, che agli altri due sembrava stonataTutti e tre volevano arrivare primi su Marte per mostrare chi era il più bravo.L’americano infatti non amava il russo e il russo non amava l’americano, e il cinese diffidavadi tutti e due.E questo perché l’americano per dire “buongiorno” diceva «how do you do»Il russo diceva: «3APABCTBYNTE». E il cinese diceva: «YJYJY!». Cosìnon si capivano e si credevano diversi.Siccometutti e tre erano bravi, arrivarono su Marte quasi nello stesso momento.Sceserodalle loro astronavi col cascoe la tuta spaziale... Trovarono un paesaggio meraviglioso e inquietante: il terreno era solcatoda lunghi canali pieni d’acqua color verde smeraldo. C’erano strani alberi blu con uccelli mai visti, dalle piumedi colore stranissimo. All’orizzonte si vedevano montagne rosse che mandavano strani bagliori.I cosmonauti guardarono il paesaggio e si guardarono l’un l’altro, e se ne stavano ciascuno in disparte, diffidando l’uno dell’altro.Poiè scesa la notte. C’era intorno uno strano silenzio, e la Terra brillava nel cielo come una stella lontana.I cosmonauti si sentivano tristi e sperduti e l’americano, nel buio, chiamò la mamma.

2Disse: «Mommy»...E il russo: «Mama.» E il cinese: «Ma-Ma.»Ma capirono subito che stavano dicendo la stessa cosa e provavano gli stessi sentimenti. Così sorrisero, si avvicinarono, accesero insieme un bel fuoco e ciascuno cantò le canzoni del suo paese. Allora si fecero coraggio e, attendendo il mattino impararono a conoscersi.Poi arrivò il mattino: faceva molto freddo. E improvvisamente da un ciuffod’alberi uscì un marziano. A vederlo era davvero orribile! Era tutto verde, aveva due antenne al posto delle orecchie, una proboscidee sei braccia.Li guardò e disse: «GRRRR!» Nella sua lingua voleva dire: «Mamma mia, chi sono quegli esseri orribili?!»Ma i terrestri non lo capirono e erano sicuri che il suo era un ruggitodi guerra. Era così diverso da loro che non erano capacidi capirlo e di amarlo. Si sentirono subito d’accordo e si schieraronocontro di lui.Di fronte aquel mostrole piccole differenze scomparivano. Che importavase parlavano un linguaggiodiverso? Capirono che erano tutti e tre esseri umani.L’altro no. Era troppo brutto e i terrestri pensavano che chi è brutto è anche cattivo.Cosìdecisero di ucciderlo con i loro disintegratoriatomici.Ma improvvisamente, nel gelodel mattino, un uccellinomarziano che era evidentemente fuggitodal nido, cadde al suolotremando di paura.Pigolavadisperato, più o meno come un uccellino terrestre. Facevadavvero pena.L’americano, il russo e il cinese lo guardarono e non seppero trattenere una lacrimadi compassione. E a quel puntoaccadde un fatto strano. Anche il marziano si avvicinò all’uccellino, lo guardò e lasciò sfuggire due filidi fumo dalla proboscide. E i terrestri, di colpo, compresero che il marziano stava piangendo. A modo suo, come fanno i marziani.Poi videro che si chinavasull’uccellino e lo sollevavatra le sue sei braccia cercando di scaldarlo.Il cinese si volsealloraai due amici terrestri “Avete capito?” disse: “noi credevamo che questo mostro fosse diverso da noi, e inveceanche lui ama gli animali, sa commuoversi, ha un cuore e certamente anche un cervello! Credete che sia ancora il caso di ucciderlo”?Non era neppure una domandada farsi. I terrestri avevano ormai capito la lezione: non bastache due creature siano diverse perché debbano essere nemiche.Perciòsi avvicinarono al marziano e gli tesero la mano.Ed egli, che ne aveva sei, strinsein una volta sola la mano a tutti e tre, mentre con quelle libere faceva gestidi saluto.E additandola terra lassùnel cielo, fece capire che desiderava farsi un viaggio, per conoscere gli altri abitanti e studiare insieme a loro il modo di fondareuna grande repubblica spaziale in cui tutti andassero d’amoree d’accordo.I terrestri dissero di sì tutti contentiE per festeggiarel’avvenimentogli offrirono una bottigliettadi acqua freschissima portata dalla terra. Il marziano tutto felice infilòil naso nella bottiglia, aspirò, e poi disse che quella bevandagli piaceva molto, anche se gli faceva girare un po’ la testa. Ma ormaii terrestri non si stupivanopi

Avevano capito che sulla Terra, come su gli altri pianeti, ciascunoha i propri gusti, ma è solo una questione di capirsi a vicenda.

 

Umberto Eco, I tre cosmonauti

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